AFFONDARE. Dire il mare.
Installazione di Barbara Ventura.
Musica di Michele Agazzi.
L’installazione AFFONDARE è un’opera narrativa che mescola il registro del regesto con quello della divagazione.
Quarantuno vele numerate, composte di leggerissima carta plissettata, e a tratti velatamente pittata, formano una nuvola sospesa da attraversare a passo lento. Delicate cantastorie diafane, costantemente ridefinite dai colori mutevoli della luce naturale, girano piano su loro stesse, mosse solo dall’aria: una danza ipnotica, che segue il ritmo mutevole e fluttuante del brano 13:13, composto per l’occasione. La musica è allo stesso tempo parte integrante dell’installazione ed espressione del peregrinare autonomo dell’autore tra immaginazione, sogno e realtà.
Quarantuno invisibili trame in cui immergersi e vagare, incrociando la magia di una bambina volante, la poesia di un pianoforte scialuppa o il terrore di una famiglia davanti ad un branco di orche. Dalla zattera della Medusa di Géricault si arriva alla Goletta Ariel di Shelley attraverso lo sguardo dell’Agelus Novus di Klee. Passando dal naufragio dell’Utopia ai racconti epici di un nonno in guerra a bordo della Saetta, fino ad arrivare alla strage di Cutro, i fatti storici di 20 naufragi accaduti tra il 1797 ed il 2023 si susseguono e si rincorrono. Racconti costellati di orrore e speranza, di dannazione e salvezza, di dolore, coraggio e dolcezza. Frammenti di storie reali, attraverso i quali l’installazione indaga, con delicata e amara inquietudine, la natura umana quando è sopraffatta dagli eventi e in pericolo di vita.
Quarantuno vele numerate, composte di leggerissima carta plissettata, e a tratti velatamente pittata, formano una nuvola sospesa da attraversare a passo lento. Delicate cantastorie diafane, costantemente ridefinite dai colori mutevoli della luce naturale, girano piano su loro stesse, mosse solo dall’aria: una danza ipnotica, che segue il ritmo mutevole e fluttuante del brano 13:13, composto per l’occasione. La musica è allo stesso tempo parte integrante dell’installazione ed espressione del peregrinare autonomo dell’autore tra immaginazione, sogno e realtà.
Quarantuno invisibili trame in cui immergersi e vagare, incrociando la magia di una bambina volante, la poesia di un pianoforte scialuppa o il terrore di una famiglia davanti ad un branco di orche. Dalla zattera della Medusa di Géricault si arriva alla Goletta Ariel di Shelley attraverso lo sguardo dell’Agelus Novus di Klee. Passando dal naufragio dell’Utopia ai racconti epici di un nonno in guerra a bordo della Saetta, fino ad arrivare alla strage di Cutro, i fatti storici di 20 naufragi accaduti tra il 1797 ed il 2023 si susseguono e si rincorrono. Racconti costellati di orrore e speranza, di dannazione e salvezza, di dolore, coraggio e dolcezza. Frammenti di storie reali, attraverso i quali l’installazione indaga, con delicata e amara inquietudine, la natura umana quando è sopraffatta dagli eventi e in pericolo di vita.
AFFONDARE è mandare a fondo. AFFONDARE è andare a fondo.
AFFONDARE è un verbo ambiguo, denso e sfaccettato.
AFFONDARE è un verbo ambiguo, denso e sfaccettato.
La sequenza numerica delle vele di carta ricalca il CATALOGO PROVVISORIO DELLE OPERE PITTORICHE DEL PITTORE MICHEL PLASSON. Nel romanzo Oceano mare di Alessandro Baricco, il pittore cerca di rispondere alla domanda dove inizia il mare? dipingendo il mare con il mare. Ammaliata dalla poesia del gesto di Plasson, l’artista ha utilizzato acqua marina, raccolta a Capo da Roca, per diluire i colori e i non colori sulla carta delle vele. Situato in Portogallo a 38° 47’ di latitudine nord e a 9° 30’ di longitudine ovest, Capo da Roca è il punto più occidentale dell’Europa continentale. Il poeta Luís Vaz de Camões ne scrisse: Qui… dove la terra finisce e il mare comincia.
Dire il mare. Dire il mare. Dire il mare.
Perché non tutto quello che c’era nel gesto di quel vecchio vada perso, perché magari un lembo di quella magia ancora vagola nel tempo, e qualcosa potrebbe trovarlo, e fermarlo prima che sparisca per sempre. Dire il mare: perché è quello che ci resta. Perché davanti a lui, noi senza croci, senza vecchi, senza magia, dobbiamo pur averla un arma, qualcosa per non morire in silenzio, e basta. Oceano mare – Alessandro Baricco
Qui è possibile leggere il foglio di sala narrativo: