Giovanna Guadalupi
La paura in questo periodo per me è paralisi, annientamento del senso di sè: soprattutto negli ultimi anni, ho sempre creduto nel mantra “la via dell’essere è il fare”, ma in questo momento il “fare” che mi fa “essere” mi viene tolto. Bisogna reinventarsi, bisogna ripensarsi. Bisogna di nuovo ricostruire, credere in qualcosa di nuovo e diverso. La paura che mi pervade è paura di non avere più voglia, di cedere alla tentazione di chiudersi in sè come in un bozzolo sicuro, di non trovare le risorse per esporsi di nuovo a un mondo che va ridisegnato. La paura di cedere alla tentazione di sprofondare nell’inerzia.
In questo isolamento forzato, sento forse più forte del solito il senso di comunità che ci unisce. Desidero un futuro in cui ci risvegliamo da questo momento difficile con una forte consapevolezza di questo sentimento di unione: nessuno si salva da solo, ogni essere è interconnesso con gli altri. Solo la tutela dell’interesse comune, di tutti gli esseri viventi, va a vantaggio anche dell’interesse del singolo. Per poter continuare a sperare che anche i nostri nipoti correranno nei prati, nuoteranno nel mare e solleveranno gli occhi verso un cielo ancora terso.