Mariola Peretti
Mi mancano le stelle e per questo le desidero.
Inquieta e insoddisfatta le cerco, le bramo.
Non so bene cosa siano, non so bene dove trovarle.
Non so quale sia la strada, non ho certezze e indicazioni sicure.
Cerco le stelle che mi sfuggono, quelle che solo posso intravvedere, quelle che promettono una grande luce in una dimensione lontana.
A volte il desiderio mi acceca, mi fa dimenticare la saggezza, mi fa dimenticare l’umiltà.
Mi mancano le stelle e per questo cammino e non mi fermo, per questo vado in là. Oltre il confine noto, verso ciò che non conosco. Verso l’altro da me, verso l’ignoto.
Sulla strada del desiderio incontro gli altri, il rischio del futuro, l’apertura all’ignoto.
Il dubbio, il pericolo: la paura.
C’è un confine sottile tra desiderio e paura.
E quando desideri molto i tuoi desideri ti fanno anche paura.
Quanta forza ha il desiderio! Quanta vita contiene! Quanti errori! Quanta paura!
Ho bisogno di pane per sopravvivere: desidero le stelle per vivere.
Le stelle ti inebriano, a volte ti abbagliano e ti tradiscono.
Il presente mi schiaccia con le sue impellenze e i suoi bisogni: il futuro contiene i desideri e la loro inquietudine.
Desidero una casa su misura, la mia personalissima misura.
Ho paura degli schemi a priori che mi ingabbiano e condizionano.
Desidero una finestra verso il mare , l’altra verso un albero che cambia le foglie e i colori durante le stagioni, una sul cielo.
Ho paura delle case chiuse, che ti impediscono un affaccio verso il fuori.
Desidero sapori elementari e fragranti, che ti restituiscano il senso del cibo per vivere.
Ho paura della schiavitù del vivere per il cibo.
Desidero una casa silente, con i miei rumori, la mia musica, le parole e i suoni della mia anima.
Ho paura dei rumori subiti , motori che scoppiettano arroganti, vicini vocianti e maleducati, campane e sirene, cani che abbaiano per difendere confiniminviolabili.
Desidero una casa vuota di cose, ma piena di pensieri sulle cose, piena di sensazioni che si avvicendano come i miei stati d’animo, come la mia disponibilità.
Ho paura di soprammobili e tappeti in cui si annidano le polveri e gli acari e gli odori rimangono intrappolati.
Ho paura degli oggetti più forti di te, che pesano e affaticano, che ingombrano e bloccano.
Ho paura delle stanze chiuse.
Desidero spazi da attraversare fluidamente seguendo i miei percorsi mentali.
Ho paura di tele appese alle pareti, fisse e polverose.
Desidero immagini cangianti che si possano spegnere quando la loro presenza mi infastidisce e affatica.
Desidero il bianco e i colori, la luce e il buio.
Di certo ho paura delle cose che mi costringono.