Alvise Giacomazzi
Intendo che la paura è fatta di niente in quanto ha origine da cause prive di corpo e consistenza. Associo a questo stato emotivo il luogo fisico della riva: a Venezia, la soglia in pietra bianca che delimita – anche visivamente – ciò che ha materia (pietre) da ciò che appare senza consistenza (l’acqua).
Non percepisco luogo più magnetico di tale limite e per questo riesco a comprendere il motivo per il quale si è soliti dire: niente paura!
Non la temo quando mi coglie forte e all’improvviso ma nel momento in cui diviene condizione abituale e costante. Ciò che mi provoca apprensione e smarrimento è il tempo dell’attesa: dalla percezione del fatto che la genera al momento in cui appare imminente. Vi è poi la consapevolezza – ovvero la conoscenza della causa – alla quale segue il riconoscimento dell’esito sfavorevole e l’inizio della reazione caratterizzato da uno stato d’animo del tutto simile al desiderio.
Sono solito anteporre le emozioni alla ragione: sono un entusiasta.
Vivo questo sentimento in modo incoerente e contraddittorio.
Infatti, se il desiderio è uno stato d’animo intenso, eccezionale – di portata accentuata rispetto ai normali effetti quotidiani – al contempo è un sentimento necessario, da ridimensionare e ricondurre all’ordinarietà.
L’orientamento introverso riduce la disponibilità a manifestare all’esterno i propri desideri.